Il paese è l'India. (Il nord dell'India, per essere più precisi).
I protagonisti, tre vitelloneschi fratelli, che hanno perso da poco il padre.
L'occasione, un viaggio in treno per ritrovare se stessi, ma in realtà per incontrare la loro madre (che non ne vuole sapere, e la cui personalità giustifica almeno in parte l'insulsaggine della sua prole).
Il film è 'Il treno per Darjeeling' ('The Darjeeling Limited') . Una pellicola che ha ricevuto molti riconoscimenti e che giudico uno dei più insipidi e noiosi polpettoni che mi abbia rifilato ultimamente il Blockbuster all'angolo.
Qualcuno più acuto di me ha reinterpretato questo film come una personificazione della teoria Freudiana, in cui i tre fratelli incarnano Id, Ego e SuperEgo (e con l'obbligatorio codazzo Edipico). Ripensandolo in questa luce, non riesco a trovarlo meno insipido e noioso.
I personaggi principali coprono una gamma comportamentale che va dall'ottuso all'insopportabile passando per l'insulso. La scena finale che dovrebbe rappresentare la liberazione dal fardello paterno sembra invece la riproposizione ciclica dell'inizio con i personaggi esattamente al punto di partenza. Lo sfondo indiano della storia non è, infatti, altro che uno sfondo e lascia l'impressione che i personaggi siano stati catapultati in un calendario fotografico dedicato all'India. Il fatto di aver visto 'The Millionaire' da poco non fa che rafforzare questa sensazione.
Come sempre in questi casi è utile ricordarsi del regista - Wes Anderon - per poterlo evitare in futuro.
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