Per come è stata pensata, la PEC (Posta Elettronica Certificata) è una tecnologia assolutamente deludente.
Senza entrare troppo nei dettagli, basterà dire che alla fine tutto si riduce nello scambio di una ricevuta di ritorno certificata, che documenta - in maniera crittograficamente sicura -lo scambio di un messaggio di posta tra due indirizzi, il momento dello scambio, e un'attestazione dell'integrità del contenuto (non viene però documentato il contenuto stesso, cosa che io considero una limitazione). Essenzialmente, una montagna che partorisce un topolino rachitico: la ricevuta, ad esempio non dice nulla sull' effettiva lettura da parte del destinatario. Il che è piuttosto grave, per il destinatario, visto che la ricevuta (dal punto di vista legale) costituisce prova di ricezione e presa visione. Ci sono altri (gravi) svantaggi, che sono elencati nel relativo articolo su Wikipedia. Insomma, vista la facilità di trascurare un messaggio di posta elettronica, il possesso di una casella PEC costituisce - dal punto di vista del destinatario - più una grana che un vantaggio. Si confronti la situazione con la normale RR: in questo caso, quando firmo la ricevuta, è garantito che io prenda fisicamente possesso del messaggio. Insomma, in tutta la storia della PEC, l'unico che ci guadagna è il mittente. Non sorprende quindi il recente entusiasmo della pubblica amministrazione per questa - tecnicamente sconsigliata - applicazione.
Oltre ad essere un mal di pancia tecnologico, e legale, la PEC costituisce anche un buon modo per trasferire tutto il business della posta elettronica agli aderenti ad un minuscolo club, come documenta questo articolo di PI. Tutti buoni motivi per evitare la PEC, finché si può.
L'uso di questo sito
autorizza anche l'uso dei cookie
necessari al suo funzionamento.
(Altre informazioni)
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment