"Portici affumicati e strade strette,
Storte, piene di buche e di letame,
Un’aria sempre torbida ed infame,
Un continuo vuotar di canalette.
Femmine lorde, e di contagio infette,
Poca moneta e per lo più di rame,
Gente superba, e che si muor di fame,
Teste leggiere, e lingue maledette.
Chiese pollute di misfatti atroci,
Clero rozzo, ignorante e un popol ghitto,
Che sol si pasce di salsicce e noci.
Così trov'io in un mio l ibro scritto.
Non volgete ver me gli occhi feroci:
Questa è Modena vostra, e state zitto."
"Modena è una città di Lombardia,
Che nel pantan mezza sepolta siede
Ove si suol smerdar da capo a piede
Chi s'imbatte a passar per quella via
[....]
[....]
Ha fra l'altre una cosa singolare,
Che zappando il terren nascono fonti,
Sì che per sete non si può pigliare.
Ha una torre, che pare
Un palo capovolto, e le contrade
Corron di fango e merda a mezza estate;
Buje ed affumicate
Con portici di legno in sui balestri
Con portici di legno in sui balestri
E catapecchie e canalette e destri;
E sui canti maestri
E ai fianchi de le porte in ogni parte
Masse di stabbio vecchio inculte e sparte;
E in un buco in disparte
Il potta suo, ch'ogni altra cosa eccede,
E tanto piccolin che non si vede"
Qualcosa di vero c'era, anche se nemmeno Madrid era poi sicura, almeno secondo Bellerofonte Castoldi:
"Il potta resterassi in un’androna
sempre fetente e piena di lordura,
da far mover a nausea ogni persona.
Dal mezzo in giù bisogna aversi cura
in Modena, e, a Madrid, dal mezzo in sù,
chè il salvarsi da’ càntari è ventura.
Ma, per modestia, non vo’ dirne più.
Tal sia di chi si sia, nè ci provvede,
chè mai questa città sì sporca fù!"
Meno male che, per l'arrivo di Stendhal, ci eravamo rimessi in bolla...
"Ho pranzato a Modena, la più pulita e gaia città italiana che io abbia visitato."
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