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Wednesday, January 20, 2010

(Chris) Botti da orbi

Mi hanno segnalato (con richiesta di opinione) questa esecuzione di Chris Botti.

Io il Chris lo conoscevo già, e mi faceva un po' l'impressione di un Kenny G. della tromba, anche perchè occasionalmente produce stupide melensaggini di questo tipo.

Qui si tratta di vedere se Botti è un bravo trombettista jazz o un bravo strumentista che fa essenzialmente easy listening. Io sono perplesso. Sul fatto strumentale non ci piove: bel suono, tecnica impeccabile (detto da non trombettista - potrebbe anche essere una stupidaggine).

L'esecuzione è abbastanza corriva (il fatto che si tratti di My Funny Valentine non aiuta, sovraccarico di tradizione com'è questo brano, ma la scelta è di Botti). Nell'assolo, molto gradevole, sembra che Botti si concentri più sulle proprie acrobazie che su un'idea musicale. Le frasi sono brevi e costruite prevalentemente su arpeggi ascendenti. In un momento di malumore, direi che è superficiale - mi sembra che finisca per sottolineare solo cose che nella melodia ci sono già. Qualcuno si recorderà che Miles esortava i suoi a "non suonare quello che c'è; suona quello che non c'è".

I confronti sono ovvi e non mi sembrano favorevoli. Se tralasciamo Miles, si può prendere Chet - che aveva molte meno di note di Botti - in questa esecuzione. Nell' assolo, le idee melodiche sono enunciate chiaramente, perseguite e sviluppate in maniera impeccabile. L'atmosfera del pezzo evolve e ad un certo punto comincia a swingare. In altre parole esiste un'architettura laddove Botti si accontenta di un'atmosfera notturna, suggestiva ma un po' scontata e uniforme.

Fra l'altro, avendo ascoltato qualche pezzo di Botti, ancora non ho capito se swingare fa parte del suo concetto musicale - sicuramente dai suoi video su youtube è una componente praticamente assente.

Per curiosità, ho provato anche a fare un confronto con un trombettista di personalità più simile - Freddie Hubbard - che sicuramente non è mai stato avaro di acrobazie. Non ho trovato una My Funny Valentine di Hub, ma in un pezzo in fondo affine come I Remember Clifford, non mi pare che ci siano dubbi.

Forse solo nel confronto con questa Valentine di Paolo Fresu sono indeciso. Fresu costruisce di più, ma tutto sommato, spesso non riesce a portare a termine quello che comincia, per cui si rifugia in clichè.

Insomma, forse Botti non è solo easy listening, ma qualcosa che mi convinca che è un grande trombettista jazz ancora la devo sentire. Forse chiedo troppo...

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