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Friday, May 31, 2013

Una storia di dati e di economisti

C'erano una volta (2010) due economisti, Carmen Reinhart  e Kenneth Rogoff, che scrissero un articolo accademico in cui mostravano, utilizzando una serie di dati storici, che la "relazione" tra la crescita annuale del PIL (Prodotto Interno Lordo) e il rapporto (indebitamento pubblico)/PIL delle nazioni esibisce una forte nonlinearità quando il rapporto debito/PIL è superiore al 90% (nel seguito chiamerò questa nonlinearità "soglia magica").

Qualche anno dopo (2013), gli economisti  Thomas Herndon, Michael Ash e  Robert Pollin ripresero i loro dati e dopo aver trovato alcuni errori di metodo e di calcolo nella procedura alla base dell'articolo originale, conclusero che la "soglia magica", in effetti, non c'era.


Notizie simili di solito, non arrivano sullla prima pagina dei giornali italiani o del New York Times (al contrario di "'Partecipavo ai festini di Arcore' dichiara l'olgettina" che ci arriva ad nauseam) . Questa baruffa invece sì - e va ormai avanti da più di un mese. Come mai?


Se si deve credere a quanto raccontano i giornali (e non si deve quasi mai credere a quello che raccontano i giornali) Reinhart e Rogoff (che d'ora in poi chiamerò R&R) sono una lettura molto popolare tra i politici di tutti i paesi. Siccome R&R criticano i governi con indebitamento molto elvato, essi sono simultaneamente una spina nel fianco per tutti coloro (detti a volte neo Keynesiani) tenderebbero invece a favorire programmi di spesa statale per uscire da alcuni tipi di crisi economiche (inclusa quella attuale). Il famoso columnist e premio Nobel dell'economia Paul Krugman è fra questi ultimi.


Sempre se si deve credere ai giornali, il succo che i politici di tutti i paesi hanno tratto dall'articolo di R&R è "Quando il rapporto debito/PIL è superiore al 90%, la crescita diventa quasi automaticamente negativa e si assesta attorno a -0.1%" (questa interpretazione è anche finito nella proposta di budget di Paul Ryan, candidato presidenziale e astro dei neocon americani, e il numero magico 90% è stato citato da Frau Merkel). Tradotto in politica economica questo sarebbe diventato "Per tornare a crescere e uscire dalla crisi, dobbiamo tagliare le spese e abbassare il famoso rapporto sotto il 90%. E questa sarebbe una delle radici se non la radice delle politiche di austerity applicate negli ultimi anni un po' da tutte le economie avanzate del mondo.


Naturalmente la scoperta degli errori nell'articolo di R&R è stato causa di grande Schadenfreude da parte dei summenzionati new-Keynesiani che, capitanati dall'altrettanto summenzionato Krugman, sono calati come avvoltoi sulle metaforiche carcasse di R&R, invocando a gran voce il rovesciamento delle politiche di austerity ipoteticamente provocate dall'articolo. (Per completezza, dirò che l'articolo che ha scoperto gli errori di R&R giunge alla conclusione che, anche al disopra del 90%, la crescita media anno su anno si assesta su valori medi del 2.2% calanti al crescere del debito).
Il fronte opposto si è ovviamente opposto, con il conseguente pubblico sbertucciamento di accademici sulle prime pagine dei quotidiani di cui ho parlato più sopra.

Nel frattempo, chi ogni tanto pasticcia con dati e misurazioni e si prende la pena di leggere i due articoli scopre immediatamente alcuni fatti piuttosto preoccupanti.



  1. Le conclusioni dell'articolo di R&R (su sistemi complessi ed oscuri) si basano su un paio di migliaia di misurazioni di debito e PIL in una cinquantina di paesi nel corso degli ultimi 70 anni. Siccome qui non si tratta di misurare  - che so - l'indice di rifrazione del quarzo, che è piuttosto insensibile ai mutamenti storici. Tenendo anche  conto che c'è  poca certezza su attendibilità, margini di errore e così  via (si tratta di numeri politicamente piuttosto sensibili, dopo tutto) si può dire che i dati a disposizione sono pochini.

  2. I calcoli fatti da R&R per arrivare alle loro conclusioni sono molto meno complicati di quelli necessari per trovare il bosone di Higgs, diciamo che sono a livello di liceo avanzato. La base di dati e gli strumenti di calcolo (un foglio di excel) necessari a verificarli erano messi a disposizione da R&R stessi, sul lor sito web. Con tutto ciò ci sonoo voluti tre anni perchè qualcuno pensasse di controllare.

  3. Anche se i risultati non fossero stati smentiti qualcuno avrebbe dovuto osservare che, come è ben noto, correlazione e rapporto causa-effetto sono cose diverse. Ad esempio, una serie di dati può evidenziare una correlazione positiva tra consumo di gelati e quello di corrente elettrica: se i dati sono quelli misurati a Milano nel periodo Maggio-Settembre, è ragionevole pensare che il consumo di gelati sia dovuto al caldo e quello di corrente all'uso dei condizionatori - anch'esso dovuto al caldo.  Quindi non posso concludere che il consumo di gelati causa aumenti nel consumo di elettricità, o abbassare il consumo di elettrictà vietando i gelati.

  4. In vista del punto precedente prima di basare decisioni di vasta portata su correlazioni non altrimenti giustificate, sarebbe bene porsi domande aggiuntive sui possibili costi e benefici che le decisioni di cui sopra possono arrecare al di là di quelle promesse dalla famosa correlazione. Dopootutto non si fanno guerre solo perchè c'è una correlazione positiva tra certe guerre e la crescita.... oops, esempio sbagliato, mi sa che questo l'hanno già fatto.


  5. Sottolineo che i quattro punti di cui sopra esisterebbero e sarebbero molto preoccupanti anche se l'articolo di R&R avesse raggiunto conclusioni opposte, diventando così un fiore all'cchiello dei neo-Keynesiani e un pugno nell'occhio per i neocon.

    Io vorrei non credere ai giornali neanche questa volta - e infatti non ci credo.

    Purtroppo, invece di pensare che le politiche economiche vengano decise sulla base di considerazioni con basi empiriche migliori di quelle che figurano in questa storia, mi viene da pensare che le politiche economiche vengano decise sulla base di considerazioni (e interessi) largamente inconfessate e inconfessabili e poi giustificate dal punto di vista ideologico non appena i politici riescono a mettere le mani su una teoria che luspporti e che abbastanza semplice da fare sì che quasi tutti (in primis, loro stessi) riescano a capirla. E che la morale di questa storia sia  che bisogna stare bene attenti a non fornirgli le giustificazioni di cui sopra.

    Una morale secondaria è che nessuno riesce a vedere bene al di là dei propri pregiudizi. Nassim Nicholas Taleb è un osservatore economico che si è sempre distinto per le sue brucianti (e,penso, largamente giustificate) critiche all'uso improprio di metodi statistici e matematici in economia e finanza. Mi sarei quindi aspettato di sentirlo lanciare i suoi consueti strali - questa volta all'indirizzo di R&R e dei loro spreadsheet. Invece, siccome Taleb è un critico dell'indebitamento elevato (che ritiene 'fragile'), ha varie volte lavori di R&R nei propri scritti e - last but not least - ha chiarito in varie occasioni che Paul Krugman gli sta potentemente sullo stomaco, si è limitato ad osservare che sì, insomma, tanto la notizia non è la "soglia magica", ma il fatto che un elevato indebitamento non è una bella cosa ("Rejecting a macroeconomic idea (Rogoff and Reinhard) over an excel error is exactly like falsifying astrology over a computer glitch." NNT su Facebook). Chapeau.

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