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Wednesday, January 21, 2009

Disattenzione?

Forse non sono stato attento. Fatto sta che, da quando Wynton Marsalis ha invitato Francesco Cafiso a partecipare al concerto per Obama della Lincon Canter Jazz Orchestra, avevo drizzato un po' le orecchie per vedere se la RAI o altre televisioni italiane avrebbero ripreso la notizia e creato almenu un po' del battage pubblicitario che fu fatto a suo tempo per Giovanni Allevi e il suo concerto al Blue Note (dicono i maligni che fu un concerto promozionale per il quale la sala venne affittata apposta).

Nulla.

Non m'interessano in questa sede polemiche sul valore (relativo o assoluto) dei due personaggi, su cui si è discusso anche troppo. E poi, forse il battage è di là da venire. Ma se così non fosse, cosa si deve pensare?

Che l'occasione era meno importante? Che Cafiso (20 anni) è meno giovane musicista di Allevi (40 anni)? Che è meno bravo o meno diplomato al conservatorio? Che il povero Francesco paga il fio di non essere più un enfant prodige ma semplicemente un ottimo contraltista? O che il peso del marketing discografico in questo campo è straripante?

Ai posteri....

Friday, January 9, 2009

Hancock on Hubbard

"Freddie Hubbard was, I believe, the greatest jazz trumpet stylists of my generation. His influence is still being felt in the sound of many young trumpeters today. His warm tone and formidable technique will be considered marvels well into the future."
Il resto potete leggerlo qui.

Wednesday, January 7, 2009

Il giappone, questo sconosciuto

Sentito al ristorante (giapponese):

"Siccome Tokyo è all'altezza di Palermo, anche quando là c'è -2 gradi, in realtà fa molto caldo"


"...la civiltà moderna là è arrivata circa vent'anni fa. Cioè no..."

"L'umidità d'estate arriva a al 9
0-95%" "Cioè, come qui" "Mhhh...no, là è diverso".

Tuesday, December 30, 2008

Ciao, Freddie

Ieri è morto Freddie Hubbard, un gigante della tromba jazz. Aveva avuto un attacco cardiaco lo scorso 26 Novembre. Lascia decenni di musica formidabile e un vuoto che il mondo del jazz farà fatica a colmare. Qui sotto è con Art Blakey e gli All Star Jazz Messengers (Benny Golson, Curtis Fuller, Walter Davis Jr, Buster Williams) nel 1984. Il brano, ovviamente, è "I remember Clifford".

Ciao, Freddie.



Saturday, December 27, 2008

Capitomboli

A natale abbiamo speso molto meno dell'anno scorso, dice l'ADICONSUM, e un bel po' : il 20%.

La malcelata soddisfazione che traspare dai molti commenti su questi dati (dati?? io direi di aspettare un po': come si fanno ad avere i dati sui consumi di natale il 26/12???) assomiglia un po' al sacrificio di Origene (che si tagliò i coglioni per far dispetto alla moglie).

Non c'è bisogno di essere degli economisti per capire che esultare simultaneamente per il ritorno alla sobrietà dei consumi e stracciarsi le vesti per le difficoltà che la crisi procurerà a tutti noi è contradditorio. Almeno fino a che non mangeremo tutti quello che produciamo direttamente, ma non so se è il caso di augurarselo: la vita nell'economia di sussistenza non è comoda, chiedete - che so - a un contadino bengalese.

Dopo anni di scemenze mercatistiche, mi deprime pensare di dover ascoltare per anni scemenze pauperistiche.

Tuesday, December 16, 2008

Nessuno che sia arcistufo di De Rita?

Tutti gli anni, e spesso più volte all'anno, il saggio De Rita - del Censis- ci dice la sua sugli italiani. Su quello che fanno, pensano, sentono, mangiano (mi fermo). E su quello che faranno, diranno, penseranno l'anno prossimo.

I (tele)giornali se lo bevono allegramente e per alcuni giorni si dedicano a raccontarci chi siamo, cosa che pare non sapessimo prima che le truppe deritiane ci intervistassero. Più o meno come gli oroscopi (un po' in anticipo sull'ultima settimana dell'anno).

E proprio come accade per questi ultimi, nessuno si dà mai la pena - nemmeno il CICAP, che per gli oroscopi lo fa - di andare a vedere, l'anno dopo, se De Rita ci avesse azzeccato o no.

Se è per questo, vista la propensione per i numeri dei (nostri) giornalisti, nessuno si dà nemmeno la pena di andare a vedere se quello che il saggio De Rita riferisce abbia un qualche supporto nei numeri che sono stati raccolti (fossi in lui, almeno una volta cederei alla tentazione di dire cose tipo "Quest'anno il nostro rapporto mostra come lo 0.25% della popolazione italiana sia composto di marziani albini").

Purtroppo, a differenza degli astrologi che - ad eccezione dello strabordante Marco Pesatori - si limitano in genere a consigli pedestri del tipo "Giove in Ariete è nocivo per la cistifellea, evitate i fritti", De Rita è titanicamente sentenzioso, paternalista, solonico. Più confessore/sacerdote che statistico, immancabilmente moraleggiante, quasi sempre poco sorprendente. Ma chi gliel'ha chiesto?

Francamente, preferirei che parlasse di 'chi quadro' e 't di student'... in alternativa, che non parlasse proprio. Un paio di tabelle riassuntive sarebbero un sollievo.

Insomma, De Rita arriva buon terzo nella mi personale classifica dei commentatori seccanti (dopo Alberoni e Jeremy Rifkin). Chissà se è solo una mia idiosincrasia?

Friday, November 14, 2008

Libertà, alberi e pistole

L'ho ascoltata per anni. L'ho sentita cantare per anni. Probabilmente l'ho cantata anche io (anche se non me ne ricordo chiaramente). Era come una canzone di quelle che si cantano in Chiesa: nobili parole, musica facile e con tutte le caratteristiche tipiche di un inno, e un bel coro per ritornello.

"La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è PAR-TE-CI-PA-ZIO-NE"

Ho dovuto aspettare di avere 35 anni o più per essere colpito da un pensiero folgorante (ma non ero in viaggio per Damasco e non caddi da cavallo). Il pensiero diceva:

"Tu non sei d'accordo con questa canzone. Per niente. Neanche con una parola. Questa canzone propone un'idea della libertà che, al meglio, scarta senza neanche prenderla in considerazione l'idea di libertà individuale che ti è tanto cara. Al peggio, propone una deprimente dittatura collettivistica"

Wow. Menato per il naso per quasi vent'anni dalle caratteristiche anestetizzanti (musica facile e belle parole: libertà, albero, partecipazione) di una canzonetta. Infatti, era la prima volta che mi soffermavo a pensare al significato del testo. Che poi...il significato del ritonello. Perchè le strofe (che devo dire ascoltavo ancora meno) in parte lo contraddicono, di partecipazione non si parla più o di straforo (un testo abbastanza incoerente, in verità).

Insomma, io penso che la libertà sia innanzitutto poter stare sopra un albero (fra 'altro) senza che qualcuno ti venga a scassare i cabasisi - "Scendi, che andiamo a partecipare". Vacci tu. Io vengo se mi va.

E strano, perché poi delle altre canzoni di Gaber (quelle che mi piacevano e quelle che no) il testo lo ascoltavo e qualche ragionamento (senza esagerare, aveve pur sempre diciassette anni) ce lo facevo. Evidentemente le qualità oppiacee, psico-catto-comuniste (e certo, chi s'immagina di parlar male della partecipazione in parrocchia? e in sezione? e nel gruppo di autocoscienza? La partecipazione è prima di tutto BUONA) di questo ritornello mi avevano completamente otturato le vie pensatorie...

Quando si sente una parola bella/buona (casa pane mamma caldo...partecipazione) bisognerebbe sempre mettere mano alla pistola.

Tuesday, November 11, 2008

Mandiamolo in pensione

Lemma :
contaminare
Sillabazione/Fonetica :
[con-ta-mi-nà-re]
Etimologia :
Dal lat. contaminare
Verbo

Definizione :
v. tr. [io contàmino ecc.]
1 insozzare, inquinare, infettare: l'acqua contaminata di un pozzo; il gas ha contaminato l'aria
2 (fig.) corrompere spiritualmente: contaminare l'animo
3 fondere in un unico testo più elementi di diversa provenienza; fare una contaminazione.

Ecco, io sarei deliziato se si potesse pensionare, o mettere a riposo per una trentina d'anni, l'uso 3. Se non si può farlo dappertutto, si potrebbe perlomeno sospenderne l'uso giornalistico? Non sentire per qualche anno idiozie come:

"...un paese meraviglioso, dove la musica arriva e si contamina"

Che poi, è sempre usato in senso positivo (e a me invece la frase appena citata fa anche un po' schifo).

Molti anni fa, l'idea che l'impurità e la sovrapposizione di fonti diverse potessero talvolta essere un pregio, invece che un difetto, era nuova e originale (oddio, neanche poi tanto). Oggi è un esausto luogo comune. Fra l'altro è spesso sbagliato,e viene applicato a qualunque imbastardimento passi per strada.

Quindi, dai, leviamo di mezzo "contaminare" così, dovendo cercare una perifrasi, magari il parlante (scrivente) è indotto a pensare un po' (impresa disperata, lo so). E già che ci siamo, pensioniamo anche trash. (Forse questo è meglio strozzarlo.)

Wednesday, November 5, 2008

Commento obbligatorio

E così dopo giorni (magari - sono almeno settimane) passate in un ridicolo entusiasmo per le elezioni USA, a giochi chiusi si scatena il dibattito: sarà di destra, Obama? Di sinistra? Dove destra e sinistra sono da intendersi in termini rigorosissimamaente italiani, neh...

Un po' come interpretare i risultati dei Mondiali di calcio in funzione dei loro effetti sul match Zagarolo-Tricarico.

(Io nel frattempo sono soprattutto sollevato che otto anni di Bush siano finiti, nella certezza che uno qualunque dei due candidati sarebbe stato meglio per tutti quanti. Certo con McCain settantaduenne, l'idea del "president Palin" non mi sorrideva).

Wednesday, October 8, 2008